Pollutri
Arroccato su un’altura tra i fiumi Sinello e Osento, Pollutri è un borgo dal fascino antico, immerso nel paesaggio collinare delle Colline dei Trabocchi, in Abruzzo.
Le sue origini si perdono nel tempo, tra ritrovamenti archeologici pre-romani e antiche leggende legate alla discesa dei Longobardi in Italia. Secondo la tradizione, il nome del borgo deriverebbe da un tempio dedicato a Polluce, uno dei mitici Dioscuri, figli di Zeus, protettori dei marinai e simbolo di luce e protezione, spesso identificati con i fuochi di Sant’Elmo.
Nel corso dei secoli, il nome di Pollutri ha assunto diverse forme – Politrio, Pollutrum, Politrum, Pollitrium – probabilmente legate alla ricchezza d’acqua del territorio. In greco, infatti, "Polus" e "Hydros" significano “molta acqua”, e il borgo ne è da sempre circondato.
Secondo lo storico Pollidori, nei pressi dell’attuale abitato esistevano ruderi di edifici longobardi e resti di quello che si ritiene fosse il tempio dedicato a Polluce, nei cosiddetti Bogni, una località di cui oggi non è certa la collocazione. I Longobardi si integrarono rapidamente con i pastori e contadini del luogo, contribuendo alla crescita del borgo, che già nel 580 d.C. aveva raggiunto una certa importanza e un territorio che si estendeva fino alla costa adriatica.
Durante il Medioevo, Pollutri era amministrato da un emissario reale con sede a Vasto. Dal 1279, con la conquista dell’Italia meridionale da parte di Carlo d’Angiò, il borgo entrò a far parte del Regno di Napoli, rimanendone politicamente legato fino all’unificazione d’Italia nel 1860.
Oggi Pollutri conserva intatto il suo fascino silenzioso, un invito a rallentare il passo e a scoprire angoli nascosti, vicoli che sanno di storia e scorci panoramici sul paesaggio collinare circostante.
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